L’area vitivinicola di Isera si sviluppa nella destra idrografica della Val Lagarina, nel tratto compreso tra Villa Lagarina a nord e Mori a sud, in corrispondenza di un versante a forte controllo strutturale le cui forme sono scolpite dal passaggio della lingua glaciale dell’Adige in epoca würmiana.
Dal punto di vista geologico, quest’area appartiene all’ampio settore sudalpino, caratterizzato da successioni litologiche dell’intervallo Mesozoico-Terziario e da abbondanti coperture quaternarie di origine prevalentemente glaciale e fluviale.
Il substrato geologico è costituito da un potente complesso calcareo-dolomitico (CCD) dell’intervallo Trias superiore-Eocene, che vede – dal basso verso l’alto – una successione di dolomie biancastre o rosate, dall’aspetto cariato e saccaroide (Dolomia principale), calcari oolitici chiari o color cenere (Calcari grigi), calcari nodulari e ammonitici, di colore variabile dal rosso al giallastro (Rosso ammonitico) seguiti da calcari grigio-biancastri con intercalazioni argillose, fittamente stratificati (Biancone) fino ai calcari marnosi eocenici (Scaglia).
A partire dal Cretacico superiore l’area viene interessata da manifestazioni vulcaniche che culminano nell’Eocene inferiore-medio con la formazione di un apparato vulcanico costituito da tufi e lave basaltiche.
Le colate basaltiche più antiche mostrano una suggestiva fessurizzazione colonnare, mentre le più recenti sono spesso caratterizzate da superfici scoriacee e dalla presenza di bombe vulcaniche, tipiche di fasi eruttive subaeree.
La serie stratigrafica è spesso attraversata da filoni di lava compatta, solidificata all’interno dei condotti di alimentazione delle colate superficiali.
Nei pressi di Lenzima affiorano ialoclastiti associate a lave a cuscino, indicative di episodi eruttivi sottomarini.
Frequenti sono le brecce vulcaniche in una matrice a forte componente carbonatica, derivate dall’accumulo di elementi litoidi strappati dalla camera magmatica durante le fasi esplosive.
La sequenza stratigrafica continua con la serie litologica del Terziario, che poggia sui prodotti vulcanici o direttamente sul complesso calcareo-dolomitico, attraverso un evidente orizzonte di alterazione rossastro, dall’aspetto terroso.
Su questo livello giace un complesso calcarenitico-marnoso eocenico (CCM), costituito da calcareniti di colore grigio-chiaro o bianco, calcari marnosi (formazione di Chiusole), calcari argillosi, marne giallastre e calcari marnoni (Marne di Priabona).
Chiudono la serie stratigrafica i calcari di scogliera, le marne arenacee e le arenarie calcaree oligoceniche (CAMA).
Il substrato litologico è deformato in un sistema di pieghe, spesso complicato da faglie ad andamento nord nord-est/sud sud-ovest, responsabili della presenza in affioramento dei termini più profondi della potente successione litologica.
Gli stessi lineamenti strutturali controllano lo sviluppo e l’evoluzione dell’intera Val Lagarina, la cui morfologia è stata ridefinita durante l’ultimo periodo glaciale, epoca in cui la valle era colmata da una spessa lingua di ghiaccio.
Allo stesso periodo risale anche la produzione di grandi quantità di detrito carbonatico che si sono riversate sulla lingua glaciale e che sono state depositate dal ghiaccio al suo ritiro, sotto forma di coltri moreniche.
I depositi morenici (mo) eterometrici sono immersi in una matrice prevalentemente argillo-sabbiosa.
I ciottoli sono prevalentemente carbonatici (calcari e dolomie) poco alterati, con associati alloctoni metamorfici (gneiss e scisti) e magmatici (principalmente porfidi provenienti dalla Piattaforma Atesina), generalmente alterati, provenienti dalle aree più interne della Catena Alpina.
Le aree di fondovalle sono caratterizzate da una spessa coltre di materiale alluvionale recente e terrazzato, depositato dall’Adige in epoche postglaciali.
I livelli terrazzati disposti su ampi pianori a diversa quota, sono costituiti da sabbie brune, spesso minacee, alternate a ghiaie a elementi carbonatici, porfidi, arenarie verdastre e rari basalti.
Tra i depositi quaternari assumono importanza rilevante anche estesi accumuli di frana e le grandi conoidi che caratterizzano gli sbocchi sulla piana dell’Adige dei suoi principali affluenti.
Queste ultime sono costituite da depositi ghiaioso-sabbiosi con elementi litoidi, di forma arrotondata, per lo più di natura carbonatica in relazione alle caratteristiche litologiche dei bacini di provenienza.